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Luce e gas, contratto sul mercato libero per tutti?


Per i consumatori che vogliano stipulare un contratto di allacciamento alla rete elettrica e a quella del gas, ma anche per chi un contratto ce l’ha già, sembra in procinto di essere fatta passare una rivoluzione silenziosa, quella che farà sparire il mercato a maggior tutela, convogliando la clientela sul mercato libero.

Niente più possibilità di scelta: o il contratto sul mercato libero, oppure niente luce e gas. Quella che si prospetta è una vera e propria rivoluzione che raggiungerà milioni di famiglie, uffici e attività pubbliche e private. Ma la concorrenza e il mercato sono abbastanza maturi per mettere una pietra sopra l’istituzione della maggior tutela ovverosia l’eredità delle vecchie tariffe amministrate rimaste in vigore per tutti fino ai primi anni 2000, quando la liberalizzazione dei mercati energetici non era ancora entrata in vigore?

Il sistema è conservativo e ha favorito il mantenimento dello status quo: uno dei suoi punti deboli è l’iniquità di un sistema che, ancor oggi, finanzia i bassi consumi della collettività (compresi gli utenti più ricchi) e penalizza gli altri (le famiglie numerose e a basso reddito). La domanda che sorge spontanea è la seguente: si possono riprodurre in campo energetico le stesse dinamiche della libera concorrenza nel campo della telefonia?

I vantaggi per il consumatore ci sono ma orientarsi fra il mare delle offerte non è assolutamente facile. Ciascuno deve studiarsi le varie tariffe (in tal senso il punto di riferimento è il sito Sos Tariffe) e capire quale sia, per esempio, la più conveniente per quello che è il suo utilizzo. Il risparmio può andare dal 5 al 10%, questo perché ormai il peso effettivo dei consumi in bolletta è ormai diventato inferiore alla metà. Sulle altre voci non si può intervenire perché si tratta di componenti del prezzo sulle quali legifera l’Authority per l’energia: i costi di distribuzione e gli oneri di sistema, come lo smaltimento del vecchio nucleare o i finanziamenti per le energie rinnovabili. Gli investimenti sulle fonti rinnovabili vengono pagati nelle bollette, quindi più che un investimento delle imprese sono un investimento sul futuro delle prossime generazioni da parte di quelle di oggi.

Dunque niente illusioni: al massimo un 10% di sconto. Una scelta da operare con grande oculatezza fra i vari operatori che si stanno preparando alla battaglia del mercato libero mettendo in campo parecchie offerte, dagli intramontabili gadget agli elettrodomestici, dalla benzina e il diesel in omaggio alla (utilissima) polizza di assicurazione domestica compresa nel prezzo.

Ma attenzione, perché queste promozioni rischiano di distrarre il consumatore dalla questione nodale nella stipula del contratto, vale a dire la scelta della tariffa più adatta per quello che è il nostro profilo di consumo. Anche qui le logiche delle tariffe ricalcano i sistemi della telefonia: si può optare per un prezzo bloccato indipendente dai consumi oppure per una tariffazione che privilegi, invece, il consumo.

La partita è tutta da giocare: se nel settore della telefonia gli italiani sfruttano la portabilità del numero saltellando da un operatore all’altro a caccia della migliore offerta,  il settore energetico sembra essere molto più conservatore.

A dieci anni dalla liberalizzazione del mercato del gas e a 6 dall’apertura dell’elettrico solamente un quarto dei consumatori ha scelto il mercato libero. L’orientamento dell’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) però sta lavorando proprio per far sparire il mercato a maggior tutela.

Ma la domanda sulla maturità del sistema è più che lecita visto che la maggior parte di coloro che sono passati al mercato libero si ritrovano bollette più esose delle precedenti. Ma non è questo l’unico problema.  L’Authority ha imposto alle società l’installazione dei contatori elettronici digitali che funzionano ma che non vengono teleletti, sono sempre più frequenti, infatti, i casi di bollette pazze nelle quali il prezzo non è determinato dalla telelettura ma dalla lettura “stimata” che talvolta non ha nulla a che vedere con l’effettivo consumo. C’è bisogno di un giro di vite, di costruire una concorrenza in cui la gara si combatta sulla qualità del servizio e non su offerte e promozioni che sono il più delle volte fumo negli occhi.

 
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Pubblicato da su 7 agosto 2013 in Notizie & Politica

 

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