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Archivio mensile:dicembre 2012

Web dipendenza, colpisce anche a 40 anni.


Perdita di contatto con la realtà, l’identità reale che finisce per essere sostituita da quella virtuale. E poi ancora disagi familiari, insonnia, ansia, problemi di relazione, malattie agli occhi e alla schiena… Tutte le conseguenze della dipendenza da Internet: restare incollati al web per 8 ore al giorno e anche di più porta con sé danni molto seri per la salute psicofisica. Problemi che riguardano 3 milioni e mezzo di italiani, soprattutto giovanissimi, ma anche adulti: un esercito compreso tra i 15 e i 40 anni. Più a rischio chi è isolato geograficamente o a causa di turni di lavoro notturni, ma anche chi ha già disagi psicologici o familiari preesistenti.

Quanti problemi

Gli esperti della Società italiana di psichiatria avvertono: “E’ indispensabile intervenire per ritornare alla realtà ed evitare le conseguenze fisiche e psicologiche che la dipendenza provoca, dai disturbi del sonno ai problemi di relazione, dallo scarso rendimento a scuola o sul lavoro a mal di testa, mal di schiena, disturbi oculari”.
Senza contare che molti sulla rete finiscono per spendere anche parecchi soldi, ad esempio per l’accesso ai siti porno, mentre altri scivolano nel ritiro sociale dell’hikikomori, forma estrema di isolamento dal mondo in cui il paziente si allontana del tutto dalla vita di relazione per rifugiarsi sul web.

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Il governo salva la legge 104, ma il taglio alle detrazioni ci sarà.


La stretta sui permessi previsti dalla Legge 104/92 non ci sarà, e non ci sarà nemmeno la tassazione delle pensioni di invalidità (ma quelle di guerra faranno cumulo con il reddito). Sono gli ultimi rimaneggiamenti alla Legge di stabilità, che il governo ha messo a punto prima di inviare il testo del decreto al Quirinale (il passaggio successivo è l’approdo in Parlamento).

Detrazioni dimezzate già per il 2012

Tra le misure restano però confermati i tagli sulle detrazioni fiscali già sul reddito del 2012, nonostante per tutta la giornata di ieri si fosse parlato dell’ipotesi di applicare le nuove restrizioni a partire dalle dichiarazioni dei redditi relative al 2013.

A rischio il taglio dell’aliquota Irpef

La modifica, si è saputo ieri, avrebbe comportato la cancellazione del calo della seconda aliquota Irpef, quella che dal 27% scenderà al 26%.

“A regime”, ha detto il ministro dell’Economia Vittorio Grilli”, “con la nostra manovra sull’Irpef, rimettiamo 6 miliardi nelle tasche degli italiani e ne riprendiamo 1,2 attraverso la riduzione delle detrazioni e delle deduzioni”. Nonostante ciò, la retroattività delle detrazioni è stata contestata da tutte le forze politiche che sostengono il governo.

Profili i di incostituzionalità per le modifiche alla 104

Soddisfazione, invece, per al modifica alle restrizioni introdotte nella legge 104, e che riguardava solo i dipendenti pubblici.

Sulla norma che tagliava del 50% la retribuzione per i tre giorni di permesso previsti per assistere un parente disabile, il Colle avrebbe individuato possibili profili di incostituzionalità, perchè la “stretta” avrebbe creato uno squilibrio tra i diritti dei dipendenti pubblici e quelli dei lavoratori del settore privato.

Di Giulia Nitti
fonte: il salvagente.it

http://www.associazionedifesaconsumatori.it/comunicati-stampa/economia/il-governo-salva-la-legge-104-ma-il-taglio-alle-detrazioni-ci-sara/

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Tasse: gli scontrini e le fatture diventano ”scaricabili”


Gli scontrini o le ricevute del meccanico, dell’idraulico, del muratore, del medico e del professionista diventeranno scaricabili dalla dichiarazione dei redditi. La commissione Finanze del Senato ieri sera ha infatti approvato un emendamento alla delega fiscale che introduce questa possibilità. Insomma, nel nostro sistema tributario entra per la prima volta il cosiddetto contrasto di interessi. Un modo, già utilizzato in molti paesi come gli Usa, per far emergere il nero. La possibilità di scaricare una parte delle proprie spese dalle tasse, infatti, è un forte incentivo a richiedere la ricevuta. Anche perché oggi non c’è nessun interesse nel chiedere scontrino o ricevuta fiscale. Soprattutto se il venditore propone uno sconto.

Approvato all’unanimità

L’emendamento è stato presentato da Giuliano Barbolini del PD, ma è stato approvato all’unanimità dalla commissione.
“Come confermano i dati che leggiamo oggi sui quotidiani il contrasto all’evasione richiede una strategia articolata e costante”, ha spiegato proprio Barbolini – L’utilizzo delle banche dati e il redditometro possono essere strumenti utili ma da soli non bastano”.

Barbolini: “Va indirizzato verso certe aree”

Sarà il governo, attuando la delega, a disciplinare la misura prevedendo le “opportune fasi applicative” e le “eventuali misure di copertura”.
Il contrasto di interessi per Barbolini, però, deve essere “indirizzato alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria”. Ossia, idraulici, meccanici, muratori ecc.

Braccio di ferro in Senato

Intanto si profila un nuovo braccio di ferro maggioranza-governo: l’esecutivo sarebbe pronto a mettere la fiducia su un maxi-emendamento alla delega fiscale in Senato e nel testo sarebbe intenzionato a tenere il punto prevedendo che l’accorpamento delle agenzie fiscali scatti da dicembre e non slitti a giugno come stabilito da una proposta di modifica approvata all’unanimità in commissione Finanze al Senato.
La Lega ha votato contro: “Governo spreme i contribuenti”. Via libera all’unanimità  invece, della commissione Finanze del Senato alla cosiddetta “carbon tax”.

Stop cartelle pazze

Una buona notizia per i contribuenti. La Commissione Finanze del Senato ha dato via libera al provvedimento sulle cosiddette “cartelle pazze”, che permette l’annullamento automatico in caso di mancata risposta da parte degli enti preposti come Equitalia, alla riscossione delle tasse.
Il testo passa ora quindi all’esame dell’aula di Palazzo Madama. Il meccanismo che propone il provvedimento è semplice: il contribuente che dovesse ricevere una cartella esattoriale prescritta o errata potrà, entro 90 giorni dalla notifica, presentare una dichiarazione all’ente creditore, che avrà ulteriori 60 giorni per dare una risposta. In caso di mancata risposta, la multa sarà automaticamente annullata.

Mega multe in caso di falso

Ovviamente per i cittadini che provano a fare i furbi sono previste mega multe  oltre la responsabilità penale: la sanzione amministrativa va dal “cento a duecento per cento dell’ammontare delle somme dovute”.
Il ddl prevede però che le nuove regole si applichino anche a tutti coloro che hanno presentato dichiarazioni per contestare le cartelle prima dell’entrata in vigore della legge.

Franco Pennello
fonte: ilsalvagente.it

http://www.associazionedifesaconsumatori.it/comunicati-stampa/soldi-e-fisco/tasse-gli-scontrini-e-le-fatture-diventano-scaricabili/

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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2013: bonus bebè per le mamme lavoratrici (ma non per tutte). 300 euro al mese per chi rientra al lavoro con bimbi con meno di un anno. Presto un click day.


Un contributo di 300 euro al mese, per sei mesi, per le mamme che rientrano al lavoro dopo la maternità, pur avendo un bimbo con meno di un anno di vita. E che così avranno qualche aiuto in più per pagare asilo nido o baby sitter. E’ una disposizione già contenuta nella riforma del mercato del lavoro targata Fornero, e diventata operativa ieri, quando i tecnici del ministero del Welfare hanno messo a punto lo schema di regolamento che definisse somme erogate procedure. E lo hanno inoltrato all’ufficio legislativo del ministero dell’Economia. La misura sarà attuata già dal 2013.

Frenare l’emorragia

Il provvedimento è stato studiato per incoraggiare le neomamme a rientrare dalla maternità con qualche mese di anticipo rispetto a quanto avviene oggi, e, soprattutto, a frenare l’emorragia di lavoratrici che lasciano la propria occupazione dopo la nascita dei figli, il 27% del totale.

Cadenza mensile obbligo di mostrare le ricevute

Si tratta di qualcosa di diverso dal bonus bebè che per anni è stato elargito alle famiglie dei nuovi nati. A farne richiesta potranno essere solo le donne lavoratrici, e la somma sarà versata ogni mese, a patto che le beneficiarie dimostrino che il proprio figlio frequenti un asilo nido o sia assistito da una baby sitter. In quest’ultimo caso la baby sitter potrà essere pagata utilizzato il meccanismo dei voucher, i buoni per i lavori occasionali. C’è poi un limite di età: le famiglie usufruiranno dei bonus per un massimo di sei mesi e fino all’anno di età del bambino, e non oltre.

20 milioni di euro in tre anni

Piuttosto esigue le risorse a disposizione: 20 milioni di euro l’anno per tre anni. A conti fatti, se tutte le richiedenti faranno domanda per avere il contributo per sei mesi (ma è improbabile), i soldi basteranno per poco più di 11.000 madri lavoratrici, contro i circa 500.000 nuovi nati ogni anno. A fare la differenza tra chi otterrà il contributo e chi no sarà il reddito di partenza.

Il click day e il reddito

Per inoltrare la domanda sarà istituto un click day, un giorno per presentare domande per via informatica come già fatto in passato per la regolarizzazione di colf e badanti. Avrà la precedenza chi ha il valore più basso per l’Isee, l’indice della ricchezza delle famiglie calcolato in base al reddito, alle proprietà, e al denaro sul conto corrente e, a parità di “ricchezza”, l’ordine di presentazione della domanda. La graduatoria sarà unica e su base nazionale. Chi otterrà il bonus, naturalmente, dovrà rinunciare per il periodo in cui ne usufruirà al congedo parentale facoltativo.

Per i padri un solo giorno di congedo obbligatorio

Il documento presentato ieri fissa anche le regole per il congedo dei padri, sempre previsto dalla riforma Fornero: un giorno di permesso sarà obbligatorio e pagato al 100%, con un costo per lo Stato di 78 milioni di euro l’anno. Ce ne saranno poi altri due facoltativi, sempre pagati al 100%, ma potranno essere concessi solo se la madre rinuncerà a due giorni della sua maternità obbligatoria, in modo da non avere un costo aggiuntivo per lo Stato.

Di Giulia Nitti
fonte: il salvagente.it

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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E adesso vogliono vietare le catene da neve.


Catene addio? Un emendamento al disegno di legge n°3533 approvato dalla commissione industria del Senato intende imporre l’uso esclusivo degli pneumatici invernali in alcune situazioni. Si legge nel testo che va prescritto «al di fuori dei centri abitati, in previsione di manifestazioni atmosferiche nevose di rilevante intensità, l’utilizzo esclusivo di pneumatici invernali, qualora non sia possibile garantire adeguate condizioni di sicurezza per la circolazione stradale e per l’incolumità delle persone mediante il ricorso a soluzioni alternative». E tutto questo potrebbe diventare legge se passasse all’esame dell’Aula.

COSA DICE LA NORMA-In sostanza, rimandando alla discrezionalità delle Forze dell’Ordine che dovrebbero valutare quale sia la «rilevante intensità», si consentirebbe la circolazione solamente a quegli automobilisti che sono dotati di pneumatici invernali. E alla decisione dei proprietari delle strade la scelta se consentire o meno l’uso delle catene. «Se non fosse che il problema delle catene o gomme invernali è un argomento molto serio – si legge in una nota dell’Associazione amici della Polizia Stradale – ci sarebbe da pensare ad uno scherzo di un prematuro carnevale. Per altro l’utilizzo in esclusiva impedirebbe alla Polizia per situazioni estreme, nei passi di montagna, di richiedere comunque il montaggio della catene.

IL REBUS DELLE CATENE-In particolare, essenziali per i veicoli pesanti non appena una salita supera il 2% di pendenza». In questo modo, salterebbe l’equivalenza fra pneumatici invernali e catene da neve, lasciando agli enti proprietari delle strade la scelta di decidere se emanare ordinanze che dicano addio alle catene durante le nevicate. Dove sono in vigore le ordinanze che obbligano alle «dotazioni invernali»? Già oggi gli automobilisti sono costretti a consultare la mappa delle varie ordinanze locali per non incorrere in sanzioni. Se trasformato in legge, questo provvedimento inserirebbe un dubbio in più: dove sono vietate le catene da neve?

LA PRECISAZIONE – Assogomma, che rappresenta i costruttori di pneumatici, precisa: «Innanzitutto si tratta di un provvedimento non ancora approvato definitivamente che dà una facoltà aggiuntiva all’Ente proprietario o gestore della strada. Pertanto non si tratta di un obbligo. Inoltre, è un provvedimento che non sostituisce il comma e), ovverosia quello che ha dato luogo all’emanazione delle attuali oltre 200 Ordinanze consultabili sul sito http://www.pneumaticisottocontrollo.it, che prevedono l’equivalenza pneumatici invernali o catene a bordo, ma lo può integrare, senza nessun obbligo, sulla base di precise limitazioni atmosferiche e temporali. L’emendamento ha carattere preventivo, ma condizionato ad una previsione di manifestazioni atmosferiche nevose di rilevante intensità. Di conseguenza, per quanto si può comprendere si applica solo in condizioni estreme e limitate nel tempo, che potrebbero essere soltanto ore, diversamente da quanto prevede il comma e), che disciplina un’intera stagione fredda. La norma ha una operatività laddove non sia possibile assicurare condizioni di sicurezza per la circolazione e per l’incolumità delle persone mediante il ricorso a soluzioni alternative».

Stefano Marzola

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Appalti truccati per la riscossione del bollo auto.


«L’arresto del dirigente della Regione Veneto Lucio Fadelli nell’ambito delle indagini sugli appalti truccati per la riscossione del bollo auto in Veneto, Piemonte e Campania segna un ulteriore, duro colpo alla già scarsa fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni – commenta il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori, Carlo Garofolini – parliamo di cittadini che subiscono duramente la crisi e fanno i salti mortali per essere in regola pagando tasse e tributi sempre più numerosi e gravosi, e poi scoprono che chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica e fare gli interessi della collettività, ancora una volta invece pensa solo al tornaconto personale».

Adico lo scorso giugno aveva contestato duramente gli gli avvisi di accertamento recapitati dalla Regione Veneto a migliaia gli automobilisti per ritardato pagamento del bollo 2008, e si era interfacciata con lo stesso Fadelli per comprendere le ragioni di un provvedimento percepito dai cittadini come vessatorio. In molti infatti hanno chiesto assistenza ad Adico per chiedere l’annullamento dell’avviso. «Chiediamo che la magistratura faccia chiarezza, accertando se ci sono responsabilità o meno in questa vicenda – continua Garofolini – e nel caso in cui ci fossero dei rinvii a giudizio siamo pronti ad assistere i consumatori, qualora danneggiati, in ogni iniziativa utile alla loro tutela, come ad esempio in un’eventuale costituzione di parte civile nel processo e la contestuale richiesta di risarcimento danni».

Adico è a disposizione per ulteriori informazioni e assistenza nella sede di via Volturno 33 a Mestre, via mail a info@associazionedifesaconsumatori.it e al numero di telefono 041.5369637.

http://www.associazionedifesaconsumatori.it/comunicati-stampa/appalti-truccati-per-la-riscossione-del-bollo-auto-adico-ora-chiarezza-sulla-vicenda-dei-ritardi-2008/

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Auto sfora di 6 centimetri paga 38 euro di ferry boat in più
: «Ora mi costa come un camion- Actv riveda le categorie»


Cambia la propria autovettura, acquistando lo stesso identico modello ma di nuova produzione, e scopre che per 59 millimetri di lunghezza in più il carnet da 10 corse per il ferry boat da Pellestrina al Tronchetto non gli costa più 85 euro, bensì 123. È accaduto ad Antonio Gavagnin, residente a Pellestrina e socio di Adico Associazione Difesa Consumatori, che per denunciare quella che a suo avviso è una vera ingiustizia il 3 dicembre 2012 ha scritto una lettera ad Actv, chiedendo che si trovi una soluzione a un problema che può interessare molti altri consumatori.

Il signor Gavagnin ha da poco sostituito la macchina, una Renault Megane Station Wagon – nemmeno una delle quattro ruote più lunghe in commercio – con un nuovo esemplare della stessa vettura: stessa marca, stesso modello. Unica differenza, il nuovo veicolo monta dei sensori di parcheggio in retromarcia. Ma il consumatore praticamente neanche ci fa caso. E se ne accorge nel peggiore dei modi. Al primo imbarco al ferry dal Tronchetto con la nuova macchina, si reca al Lido per cambiare l’Imob e registrarla, libretto dell’auto alla mano. «E lì, all’improvviso  scopro che la mia station wagon era diventata un camion – ironizza Gavagnin – sì, perché a causa dei sensori di parcheggio la mia auto non misura più 4,5 metri bensì 4,559 metri, e sforando di 59 millimetri il limite di lunghezza previsto per la categoria C ecco che la mia auto passa in categoria D, quella dei camion, che prevede per il carnet di 10 corse un pagamento di 123 euro contro gli 85 che pagavo prima: 38 euro in più per 6 centimetri scarsi mi sembrano davvero un’assurdità».

Così Gavagnin ha scritto una lettera ad Actv, piena di ironia ma anche molto determinata, e culminante in una proposta molto precisa: «Per rendere giustizia a tutti i consumatori che come me utilizzano il ferry boat, Actv deve riservare le prime tre categorie – A, B e C – alle sole autovetture, alzando il limite di lunghezza di 4,50 metri della categoria C in modo da includere tutte le autovetture in commercio, e destinare alla categoria D i camion e i pullman che misurano ben più di una station wagon».

«Si tratta dell’ennesimo abuso creato da una burocrazia non solo miope, ma pure poco aggiornata – commenta il presidente di Adico, Carlo Garofolini – basta un po’ di buonsenso per capire che non è certo giusto che un’auto paghi quanto un camion con rimorchio, soprattutto oggi che ogni euro che resta in tasca al consumatore è prezioso. Condividiamo quindi pienamente la battaglia del signor Gavagnin e invitiamo tutti gli utenti Actv che hanno lo stesso problema a scrivere e lamentarsi con Actv, in modo che le tariffe degli abbonamenti del ferry vengano riviste».

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Cgia: nel 2012 stangata fiscale per 726 euro a famiglia.


L’introduzione dell’Imu, gli aumenti dell’Iva, delle accise sui carburanti e dell’addizionale Irpef regionale hanno fatto aumentare sensibilmente il peso delle tasse sulle famiglie italiane, con aggravi che quest’anno potranno raggiungere i 726 euro: una vera stangata che, in un momento di profonda crisi economica, rischia di mettere in ginocchio soprattutto il ceto medio.

“Se si continua ad agire solo sulla leva fiscale – segnala il segretario dalla Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – siamo destinati ad avvitarci in una crisi dalla quale difficilmente riusciremo ad uscirne in tempi brevi”.

Le simulazioni su tre tipologie di famiglie realizzate dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, alla luce delle novità fiscali introdotte sia dal Governo Berlusconi che da quello Monti, mostrano, ad esempio per un giovane operaio senza familiari a carico, con un reddito poco inferiore ai 20.000 euro e con un’abitazione di 60 mq, un aumento del prelievo fiscale pari a 405 euro. Particolarmente pesanti sono gli aumenti riconducibili all’impennata di accise e Iva sui carburanti (+199 euro) e all’introduzione dell’Imu sulla prima casa (+120 euro). Nel 2013 la maggiore tassazione sul 2012 sarà di 55 euro e scenderà a 16 euro nel 2014. Al termine del triennio, rispetto al 2011, questo operaio pagherà 477 euro euro in più.

Per una coppia con un figlio, composta da un impiegato con un reddito annuo di 22.000 euro, che vive assieme al figlio in una casa di 115 mq ed è sposato con una donna che lavora come commessa presso un negozio e che percepisce 19.000 euro all’anno, l’aumento fiscale di 640 euro (anche in questo caso i carburanti e l’Imu saranno le voci di spesa più importanti), mentre nel 2013 registreranno una lieve flessione, pari a 11 euro, rispetto a quanto hanno versato nel 2012.

Questo risultato è riconduicibile alla “Legge di stabilità” che ha deciso di aumentare le detrazioni Irpef per i figli a carico. Infine, nel 2014 l’aggravio fiscale si attesterà sui 93 euro. Alla luce di ciò, tra il 2011 ed il 2014 l’aumento della tassazione peserà sul bilancio di questa famiglia per un importo pari a 722 euro.

Infine per una coppia con due figli, con un solo stipendio annuo di 50.000 euro, e una abitazione di 115 mq quest’anno il carico fiscale aggiuntivo sarà pari a 726 euro (le voci più significative sono i 305 euro di Imu e i 199 euro di maggiori spese per il carburante), mentre nel 2013, per l’effetto dell’aumento delle detrazioni Irpef per i figli a carico, l’aggravio fiscale sarà negativo. Vale a dire che l’anno prossimo, rispetto al 2012, risparmieranno 61 euro. Nel 2014, invece, saranno costretti a pagare ben 146 euro in più rispetto all’anno precedente. In virtù di tutto questo, gli effetti fiscali delle manovre Berlusconi e Monti costeranno a questa famiglia ben 812 euro di tasse in più.

Fonte:repubblica.it

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Censis: “Italia più povera e arrabbiata”. Redditi ai livelli del’97- crollo per il ceto medio.


Una crisi peggiore delle altre, “perfida”, la definisce il Censis nel Rapporto 2012, presentato stamane al CNEL  che ci ha resi inermi di fronte a “eventi estremi”, quasi incomprensibili: non solo siamo stati costretti a imparare rapidamente il significato di parole come spread e default, ma le abbiamo viste travolgere la nostra vita, le nostre certezze. E allora gli italiani si sono trincerati nella “restanza”, cercando di “sfruttare al massimo tutte le più nascoste ma solide componenti del modello pluridecennale che ha fatto l’Italia di ieri e anche di oggi”. Risparmio, rinuncia e rinvio sono diventate per necessità le direttrici dei comportamenti familiari, le tre “r”, le chiama il Censis.

Ma non c’è solo paura, trincea, lo sguardo rivolto al passato non è solo nostalgico. Intanto, gli italiani non sono rassegnati. Se si chiede loro qual è la reazione alla crisi della politica, indicata come la causa prima del disastro attuale, la risposta prevalente è “rabbia” (52,3%). La rabbia è anche superiore alla voglia di reagire (20,1%), che però non manca. Gli italiani stanno cercando faticosamente di “riposizionarsi”. I giovani si orientano verso “percorsi di formazione tecnico-professionale dalle prospettive di inserimento occupazionale più certe”.
Emergono a tutti i livelli modelli di cooperazione: si va dai sempre più consistenti aiuti della rete familiare al boom del modello delle imprese cooperative, cresciute in dieci anni del 14%, al noleggio e al car sharing come superamento dell’auto di proprietà. Si condivide, e si innova anche: la scuola si “internazionalizza”, favorendo gli scambi e i soggiorni all’estero di studenti e insegnanti. L’agricoltura diventa più organizzata e competitiva, il commercio inventa nuove reti e nuove forme di distribuzione. Cresce il numero delle imprese attente ai controlli e alle certificazioni di qualità, cambia il modo di informarsi degli italiani, sempre più legato ai social network e meno ai fenomeni tradizionali. Non è tutto sfacelo: il Censis vede consistenti “segnali di reazione degli italiani”, e coglie numerosi “processi di riposizionamento nel sociale e nell’economia”.

Famiglie allo stremo

I consumi delle famiglie, incapaci ormai di elaborare strategie innovative di sopravvivenza e prostrate da una crisi spietata, sono ritornati ai livelli del 1997: 15.700 euro annui pro capite, complice anche una flessione tendenziale del 2,8% nel primo trimestre di quest’anno, e del 4% nel secondo. La propensione al risparmio si è ridotta al lumicino, passando dal 12% del 2008 all’attuale 8%. L’83% delle famiglie ha riorganizzato la spesa alimentare cercando offerte speciali e cibi meno costosi, il 65,8% ha ridotto gli spostamenti per risparmiare sulla benzina, il 42% ha rinunciato ai viaggi e il 39,7% all’acquisto di abbigliamento e calzature. Le parole d’ordine sono “risparmio, rinuncio, rinvio”. Con qualche operazione “straordinaria” di sopravvivenza: 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi, 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi e verdura per l’autoconsumo, 11 milioni di italiani preparano tutto in casa, dal pane ai gelati.

(Più) ricchi e (più) poveri

Negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. Ma questa è la media. Nel dettaglio, le cose sono andate in maniera diversa: la quota di famiglie con una ricchezza finanziaria netta superiore a 500.000 euro è raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la quota di ricchezza del ceto medio (compresa tra i 50.000 e i 500.000 euro, e comprensiva anche dei beni immobili) è scesa dal 66,4% al 48,3%. C’è stato inoltre uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione: se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 tale quota è scesa al 5,2%.

Mai così tanti senza lavoro

Anziché usare banalmente il termine “disoccupati”, il Censis parla di 2.753.000 job seekers. Ma non si tratta di un “inglesismo” superfluo: è che questi quasi tre milioni di persone, in eccezionale aumento (+34,2% tra il primo semestre del 2011 e il primo del 2012) sono effettivamente “persone in cerca di lavoro”. Attive, dunque, anche se in difficoltà. Un quarto ha tra i 35 e i 44 anni, un altro quarto si colloca nelle fasce più anziane, gli altri sono under 35, i più penalizzati. Il 20,4% ha perso l’occupazione nel corso del 2011.

Il sostegno della famiglia

Nel corso del 2012 “il 29,6% delle famiglie ha realizzato un trasferimento economico a favore di un proprio componente, con un esborso annuo complessivo intorno ai 20 miliardi di euro”. La famiglia, in una situazione così drammatica, senza più punti di riferimento, fa da baluardo economico e da welfare. Per il resto, ci si arrangia come si può: la casa diventa un bed & breakfast (scelta compiuta dal 2,5% delle famiglie nelle grandi città), si affittano alloggi prima tenuti vuoti (3,9%, la quota delle famiglie in affitto nei centri urbani sfiora il 30%) o in ultima analisi si vende la propria casa, senza ricomprarne una nuova e rassegnandosi all’affitto (2,6%).

Il boom della cooperazione

Mentre i modelli produttivi tradizionali scricchiolano (nel manifatturiero si registra il 4,7% di imprese in meno tra il 2009 e oggi) si affermano nuovi settori, come quelli legati alle applicazioni Internet, o si rivalutano nicchie di mercato guardate a lungo con sufficienza, come la cooperazione. Le imprese cooperative sono cresciute del 14% tra il 2001 e il 2011, l’occupazione ha visto l’8% in più di addetti tra il 2007 e il 2011 (+2,8% nei primi nove mesi del 2012), a fronte del -1,2% degli occupati in Italia.

Piccoli Bill Gates crescono

Ci sono poi germogli di novità: nelle circa 800 start-up del 2011 nel settore delle applicazioni Internet l’età media degli imprenditori è di 32 anni. Molti inoltre gli investimenti nelle green Technologies. Nell’industria digitale è ormai avvenuto il passaggio “ all’era biomediatica”, caratterizzata dalla miniaturizzazione dell’hardware e dalla proliferazione delle connessioni mobili.

La scuola: “internazionalizzazione” e percorsi tecnici

In un sistema che si sgretola non ci sono più certezze, e i giovani a fronte al deserto di opportunità cercano nuove strade. Aiutati anche dalla scuola, che, per quanto abbandonata e “tagliata” da ogni nuovo governo che s’insedia, non rinuncia ad affiancare gli studenti nella ricerca di un percorso formativo adeguato a un mondo sempre più complesso. Il 68,1% dei dirigenti scolastici dichiara che la propria scuola negli ultimi cinque anni ha partecipato a percorsi di “internalizzazione”, il che significa non solo che gli studenti sono andati all’estero per scambi culturali (il 76,6% dei progetti va in questa direzione) ma che ci sono andati anche i professori (nel 38% delle scuole). E’ dunque una scuola sempre meno chiusa quella attuale. I giovani che hanno deciso di completare all’estero la loro formazione superiore sono aumentati del 42,6%. Un altro cambiamento degli ultimi anni è la disaffezione verso l’università (le immatricolazioni sono diminuite del 6,3%) e soprattutto verso le facoltà “generaliste”, e l’orientamento verso percorsi di studi di tipo tecnico-scientifico, che registrano un progresso del 2,7% tra il 2007 e il 2010.

Fonte: repubblica.it

COMMENTI:

  1. Morris (impero romano (o rumeno?)) scrive:
    8 dicembre 2012 alle 09:16

    Io sto sopravvivendo con 22mila euro l’anno lordi di cui LO STATO MI RUBA IL 50% attraverso INIQUI E SPROPORZIONATI CONTRIBUTI INPS E TASSE .
    Faccio un lavoro piu’ che qualificato come tecnico specializzato.
    Io non ho la sauna in ufficio, dichiaro tutto e pago tutto perche’ mio padre e mio nonno prima di lui mi hanno insegnato ad avere rispetto della societa’ che ci ospita, perche’ e’ frutto del lavoro di migliaia di anni del nostro paese….E’ NOSTRO DOVERE MANTENERLO E MIGLIORARLO;
    appunto…mantenerlo e miglirarlo, e non darlo in pasto a multinazionali, banche, politici mafiosi e venduti a chi sopra, ne tantomeno lasciarlo in depredazione a questa valanga di rifiuti umani extracomunitari che arrivano qui a gozzovigliare di case popoari, sanita’, asili per i loro neonati, senza pagare un cazzo allo stato Italiano e non solo: ESPORTANO ILLEGALMENTE MONETA ALL’ESTERO ATTRAVERSO I VARI UFFICI di money tranfer. Inoltre continuano le campagne menzoniere dello Stato che promuoverebbe questa massa di parassiti come RISORSA DEL PAESE.
    Questo fa parte di un piano ben preciso: indebolire le cose pubbliche, portarle al collasso eppoi svenderle a qualche PORCO MAFIOSO PRIVATO che ne gozzovigliera’ per il resto dei nostri giorni.
    In sostanza questo paese, segue la rotta delle banche e multinazionali americane, che vogliono come obiettivo finale, l’esproprio di tutti i beni al popolo. Scuole, ospedali, acquedotti, infrastrutture…tutto cio’ che e’ stato costruito con soldi pubblici (dei nostri nonni e padri), viene cioe’ PRIVATIZZATO.Quale miglior modo per fare questo, se non gettare il paese nel caos, introducendo di continuo e senza diritto, gente che con l’Italia non centra un cazzo, e lasciarla fare senza minimamente controllare, e contemporaneamente, presentare il conto all’italiano medio?
    Questo produrra’ finalmente il divario storico tra ricchi e poveri, che consentira’ a chi deterra’ il potere, di poter gestire con ancor maggiore impunita’, il mercato schiavista del lavoro.
    L’umanita’ non sta facendo un solo passo avanti; TUTTO E’ RIVOLTO AL SOLO PROFITTO E CONSUMO.
    QUESTO E’ IL LAVORO FATTO DA CHI HA VINTO LA SECONDA GUERRA MONDIALE, DI CHI CIOE’ SI PROCLAMAVA LIBERATORE E PORTATORE DI DEMOCRAZIA, DI CHI SI E’ PROCLAMATO VITTIMA AD OLTRANZA, E CHE PERO’ STA OLOCAUSTIZZANDO L’INTERO PIANETA CON LA SUA LURIDA INGORDIGIA.
    Spero e prego che prima o poi Dio ci metta mano in maniera definitiva.

 
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Pubblicato da su 8 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Lamezia: Protesta degli autisti della ditta Foderaro a seguito licenziamenti.


Lamezia Terme, 2 dicembre – Autisti delle autolinee Foderaro in protesta da questa mattina all’alba nello spiazzo di accesso alla ditta di trasporti. Alla base dell’agitazione ci sarebbe il licenziamento di otto lavoratori e l’avanzo di tre mensilità non corrisposte. Il Prefetto ha riunito in giornata un tavolo con il titolare dell’azienda, il comandante dei Carabinieri di Lamezia Fabio Vincelli e la DIGOS  Nel pomeriggio si è visto anche il Sindaco che ha portato la sua solidarietà ai lavoratori. Ad un anno di distanza ricomincia così la protesta degli autisti delle autolinee Foderaro con l’astensione dal lavoro. Sospese le corse in attesa che la ditta prenda decisioni che vadano incontro alle richieste dei lavoratori.

Barberio (Pd): “Solidarietà a lavoratori”

“Pur essendo impegnati in questa straordinaria giornata di festa democratica per le primarie non possiamo fare a meno di esprimere la nostra solidarietà agli otto dipendenti che sono stati licenziati dalla società del Gruppo Foderaro di Lamezia Terme. Non conosciamo nel dettaglio le motivazioni del provvedimento che ci impegneremo ad approfondire, ma chiediamo sin da subito sia alla Società che a tutte le istituzioni e rappresentanze politiche e sindacali di adoperarsi affinché vengano tutelate nel miglior modo possibile le posizioni dei lavoratori e delle loro famiglie al fine di rasserenare il clima di protesta legittima che si è verificato all’esterno della sede della Società di Lamezia. Siamo consapevoli che la crisi economica sta coinvolgendo sempre maggiormente le aziende di tutti i settori e che i dati Istat sulla disoccupazione di ottobre sono sempre più drammatici in particolare nel nostro Mezzogiorno, dove i livelli di occupazione sono inferiori alla Spagna e alla Grecia, ma chiediamo sin da subito alla Società del Gruppo Foderaro di adoperare tutti gli strumenti necessari facendo ricorso anche agli ammortizzatori sociali e al fine di reintegrare immediatamente tutti i lavoratori licenziati”.

viaLamezia: Protesta degli autisti della ditta Foderaro a seguito licenziamenti – il Lametino.it.

 
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Pubblicato da su 3 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Record disoccupati – sono 2.87 milioni.


Il tasso di disoccupazione a ottobre supera la soglia dell’11%, raggiungendo l’11,1%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su settembre e di 2,3 punti su base annua. Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). E’ il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie mensili).Guardando alle serie trimestrali è il maggiore dal primo trimestre ’99.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre è al 36,5%, è il livello più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia dall’inizio delle serie trimestrali, IV trimestre 1992. Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori) aggiungendo che tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila.

Il numero dei disoccupati a ottobre e’ di 2 milioni e 870 mila. E’ il livello più alto sia dall’inizio delle serie storiche mensili, gennaio 2004, sia dall’inizio delle serie trimestrali, IV trimestre 1992. Lo rileva l’Istat in base a dati provvisori e destagionalizzati.

Nel terzo trimestre i dipendenti a termine sono 2 milioni 447 mila a cui si aggiungono 430 mila collaboratori, sommando le due categorie si arriva a 2 milioni 877 mila lavoratori precari, il massimo dall’inizio delle serie trimestrali relative, dal III trimestre 2004. Se si guarda solo ai dipendenti a tempo il record è dal III trimestre ’93.

“I dati sulla disoccupazione sono la conferma che l’effetto recessivo della politiche economiche che ci sono state è stato molto profondo”, ha commentato il segretario della Cgil, Susanna Camusso, durante un convegno presso la sede della Provincia di Roma. “Perché la scelta – prosegue Camusso – di non occuparsi delle politiche industriali da un lato e di sostegno dall’altro determina un crescente crisi dell’occupazione”. E ha aggiunto: “Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l’anno più pesante della crisi”.

Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, i dati diffusi dall’Istat sono “drammatici”, soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. È “inutile piangersi addosso”, ha sottolineato Bonanni, ma “bisogna fare tutti insieme qualcosa di più” senza scaricare la responsabilità su altri”

viaRecord disoccupati, sono 2,87 milioni | Adico.

 
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Pubblicato da su 3 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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Appalti truccati per la riscossione del bollo auto- «Ora chiarezza sulla vicenda dei ritardi 2008»


«L’arresto del dirigente della Regione Veneto Lucio Fadelli nell’ambito delle indagini sugli appalti truccati per la riscossione del bollo auto in Veneto, Piemonte e Campania segna un ulteriore, duro colpo alla già scarsa fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni – commenta il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori, Carlo Garofolini – parliamo di cittadini che subiscono duramente la crisi e fanno i salti mortali per essere in regola pagando tasse e tributi sempre più numerosi e gravosi, e poi scoprono che chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica e fare gli interessi della collettività, ancora una volta invece pensa solo al tornaconto personale».

Adico lo scorso giugno aveva contestato duramente gli gli avvisi di accertamento recapitati dalla Regione Veneto a migliaia gli automobilisti per ritardato pagamento del bollo 2008, e si era interfacciata con lo stesso Fadelli per comprendere le ragioni di un provvedimento percepito dai cittadini come vessatorio. In molti infatti hanno chiesto assistenza ad Adico per chiedere l’annullamento dell’avviso. «Chiediamo che la magistratura faccia chiarezza, accertando se ci sono responsabilità o meno in questa vicenda – continua Garofolini – e nel caso in cui ci fossero dei rinvii a giudizio siamo pronti ad assistere i consumatori, qualora danneggiati, in ogni iniziativa utile alla loro tutela, come ad esempio in un’eventuale costituzione di parte civile nel processo e la contestuale richiesta di risarcimento danni».

Adico è a disposizione per ulteriori informazioni e assistenza nella sede di via Volturno 33 a Mestre, via mail a info@associazionedifesaconsumatori.it e al numero di telefono 041.5369637.

viaAppalti truccati per la riscossione del bollo auto, Adico: «Ora chiarezza sulla vicenda dei ritardi 2008» | Adico.

 
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Pubblicato da su 3 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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IN ITALIA LA BOLLETTA PIÙ CARA D’EUROPA


L’Italia conferma il primato negativo in Europa per la bolletta energetica più costosa a carico delle famiglie e delle aziende. I nostri imprenditori, infatti, pagano l’elettricità il 36,4% in più rispetto alla media UE e per le forniture di gas sborsano il 5,8% in più rispetto ai concorrenti europei. Non va meglio per le famiglie che tra luce, gas e carburanti spendono il 5,6% in più della media europea. Le differenze ITALIA-UE nei costi dell’energia emergono da un’analisi condotta da Confartigianato.

“CARO-ENERGIA”. Il gap che ci separa dal resto d’Europa è il risultato della corsa dei prezzi verificatasi nell’ultimo anno e, alla fine, il ‘caro-energia’ è un male che accomuna tutti gli italiani. Per quanto riguarda gli imprenditori, tra il 2011 e il 2012 il costo dell’energia elettrica per uso industriale è cresciuto del 12,7%, con un’intensità più che doppia rispetto ai rincari del 5,2% registrati nell’Eurozona. La situazione peggiora per le tariffe del gas a carico delle imprese: nell’ultimo anno sono aumentate del 30,4% mentre nell’Eurozona i rincari si sono fermati al 12,9%. Se si considerano i costi delle famiglie italiane, tra ottobre 2011 e ottobre 2012 i rincari complessivi per elettricità, gas e carburanti hanno fatto segnare un aumento del 13,6%, mentre per le famiglie europee gli aumenti si sono fermati all’8%. In particolare, nell’ultimo anno, la bolletta dell’elettricità per usi domestici è cresciuta del 15,9% (a fronte di un rincaro del 5,9% nell’Eurozona), il gas utilizzato dalle famiglie è rincarato del 9,1% (+6,4% nell’Ue) e i prezzi dei carburanti sono aumentati del 16,1% (+8,7% nell’Eurozona).

BENZINA E GASOLIO. Secondo il rapporto di Confartigianato benzina e gasolio pesano molto sulle tasche degli italiani, tanto che il nostro Paese è arrivato in testa alla classifica europea per il costo più alto di questi carburanti più cari del 12,2% rispetto alla media dell’Eurozona. Nell’ultimo anno il prezzo della benzina senza piombo è aumentato dell’11,3%, quello del gasolio per autotrazione è salito del 12% e quello del Gpl auto del 21,5%. Colpa anche dell’elevata tassazione che, tra Iva e accise sui carburanti, negli ultimi 12 mesi è cresciuta del 18,9%. E così a novembre 2012, per il pieno di un’auto con serbatoio da 60 litri, si pagano 98,65 euro, di cui 54,28 euro di Iva e accise, con un incremento di 8,85 euro rispetto all’anno scorso. Per abbassare il costo dell’energia che colpisce la competitività delle imprese, il presidente Guerrini sollecita “una riforma complessiva all’insegna dell’equità per ridurre e riequilibrare la tassazione sul prezzo dell’energia che grava soprattutto sulle piccole imprese. Servono anche riforme strutturali che aprano alla vera concorrenza i settori dell’elettricità e del gas e che puntino sull’efficienza energetica e sull’uso di fonti rinnovabili”.

 
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Pubblicato da su 3 dicembre 2012 in Notizie & Politica

 

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